La Stanza dei Sogni

  Il Manifesto
  Maestro di Botteg@
  Stanza dei Sogni

 

a cura di Giacomo Bucci ed Enrico Ratti
articolo pubblicato in prima pagina sulla Cronaca di Mantova il 1° ottobre 2004

Il colore, la luce, la vita
 

E' con grande piacere ed estrema soddisfazione che abbiamo l'onore di ospitare in questa rubrica l'intervento di un'artista mantovana davvero speciale: Anna Moccia. Un'artista che, a nostro avviso, ha trovato nel piacere dell'invenzione, dell'arte e dell'insegnamento l'approdo alla qualità. Ma anche la cifra del suo itinerario di vita. E questo lo diciamo perché l'opera di Anna Moccia segna una speciale apertura all'arte e all'invenzione, da cui procedono il suo incessante rinascimento artistico e spirituale quanto il modo del suo fare industrioso. Rinascimento artistico e rinascimento industriale che, in definitiva, sono le due facce del messaggio di vita, di speranza, di lotta e di riuscita custodito nell'opera di questa artista. Ma, entrambi, sono anche le basi di una vita dedicata all'insegnamento e alla trasmissione dell'arte, e le basi della sua bottega e del suo atelier: le prove reali di un itinerario artistico di qualità. Un itinerario che non segue modelli pittorici e culturali da imitare o da rispettare, ma incomincia dalla rivoluzione dell'immagine e approda all'insignificabile; ad una similitudine di vita assolutamente sconosciuta tanto dalla provincia Italia, quanto dalla provincia Europa. Da queste premesse procede, quindi, l'altra luce dei suoi quadri, quella stessa luce che risplende nella sua conversazione e nella semplicità della sua narrazione: una semplicità che non semplifica ma che mira all'eccellenza. In assenza di naturalismo. Ma, adesso, lasciamo la parola ad Anna Moccia.

"La mia storia di pittrice incomincia subito. Ma con una dimenticanza. Fin da bambina disegnavo moltissimo, poi un bel giorno dimenticai la gomma da qualche parte e non la trovai più. Siccome quelli erano tempi durissimi, mia madre non me ne comperò un'altra. Da quel momento cercai di fare disegni giusti per me. Rammento, inoltre, che guardando le persone le vedevo come colore e come segno e subito sentivo l'impulso di trasferire queste mie impressioni su un foglio di carta. Ebbene a partire da quei segni e da quei colori, e non da personaggi o da modelli, mi sono inventata un itinerario artistico che oggi mi fa vedere le cose in modo più semplice e rarefatto. Essere artista è diventato, così, uno stile di vita che mi ha permesso di intendere le cose in modo differente, altro, singolare, inaudito.

Questa mia particolare posizione nei confronti della vita mi spingeva anche verso la ricerca. E così ho intrapreso lo studio dell'arte. In quegli anni a Mantova, però, era pressoché impossibile avere una formazione artistica decente. Allora decisi di iscrivermi all'Istituto d'Arte di Modena. Ma anche quella scelta si dimostrò, ben presto, insufficiente a soddisfare tutte le mie esigenze artistiche e le mie curiosità intellettuali. Poi, finalmente, sono approdata all'Accademia di Belle Arti di Bologna, dove ho avuto come maestri Giorgio Morandi e Virgilio Guidi. Alla fine del corso di studi, durato 4 anni, sono stata chiamata nell'aula magna dell'Accademia e alla presenza di un vastissimo pubblico, Morandi, Minguzzi e Guidi hanno premiato la mia opera come miglior lavoro dell'anno accademico. Questo premio è stato la conferma del mio talento artistico e da quel momento in poi si è avviata la mia carriera di pittrice. Nel frattempo mi sono sposata e per 35 anni ho insegnato disegno e storia dell'arte a Mantova, impegnandomi attivamente anche nel volontariato. In questa attività, che prosegue ancora oggi, ho debuttato tenendo corsi di pittura alla galleria "La Torre" e poi al Centro anziani di via Mazzini. Adesso lavoro presso l'Università della terza età, dove dirigo un atelier di pittura e dove tengo un corso di estetica e di storia dell'arte rivolto, soprattutto, all'educazione dello sguardo. Infatti sono convinta che vedere un'opera d'arte non basti; ciò che occorre è mettere in gioco lo sguardo, perché lo sguardo in pittura significa anche ragionamento, osservazione critica della realtà e giudizio sulle cose. Insomma, significa instaurare quell'equilibrio originario che permette di usufruire compiutamente della dote del guardare, che è appunto un dono intellettuale. Questa educazione io l'ho insegnata per tutta la vita.

Poi, quando è morto mio figlio quella parte di me che ha sempre cantato la bellezza della vita è diventata improvvisamente muta. Quei silenzi immensi, profondi come abissi insondabili e vasti come l'eternità, li ho elaborati e risolti con l'aiuto della ceramica. In tutto quel silenzio rivedevo di continuo l'immagine di mio padre mentre arava la terra e trovava splendidi frammenti di ceramica antica. A quell'immagine mi sono aggrappata con tutte le mie forze e da lì sono ripartita per sperimentare nuovi materiali e nuove forme che si rifacevano alla ceramica ingobbiata e graffita: un manufatto tipico dell'arte popolare mantovana in voga tra il 1400 e il 1500. E siccome io sono una persona che non si accontenta mai e che ama percorrere sempre nuove strade, nel 2002 ho fondato a Mantova la galleria d'arte Principe Amedeo insieme a Mario Pavesi, Romano Marradi e Giuseppe Manzella. La specificità di questa galleria è di essere aperta a tutti quegli artisti di talento che non hanno ancora un curriculum di prestigio e che sono esclusi dalle gallerie di tendenza e dal mercato dell'arte. Un mercato che, com'è noto, presenta certe quotazioni assolutamente arbitrarie. Il tempo, comunque, metterà ordine tra queste cose e, forse, fra cento anni certi valori fasulli tramonteranno e ne sorgeranno altri più autentici e duraturi.

Ora, in conclusione, posso tranquillamente affermare che tutto il mio percorso di vita si è svolto sempre all'insegna dell'innovazione: una virtù intellettuale sconosciuta ai mantovani che non amano il rischio, che sono pigri e che non vogliono affrontare le novità. Inoltre il mio amore per l'arte è sempre stato talmente elevato che io non mi sono accontentata di trarne giovamento personale, ma ho sempre cercato di annunciare a tutti la sua novella di vita e di bellezza. Il mio sogno allora è questo: che tutti riescano ad apprezzare un'opera d'arte senza bisogno di ricorrere ad intermediari che li influenzino nei giudizi. E questo lo dico perché quando io leggo un buon dipinto, questa lettura mi riempie di gioia e questa gioia vorrei che la provassero tutti in piena libertà di giudizio. Orbene, io auguro ai mantovani di conquistarsi questa indipendenza di giudizio non solo per giungere a leggere le vicende dell'arte in modo singolare e inedito, ma anche per intervenire con saggezza su ciascuna questione che riguarda la loro crescita civile, sociale e spirituale.