La Stanza dei Sogni

  Il Manifesto
  Maestro di Botteg@
  Stanza dei Sogni

 

a cura di Giacomo Bucci ed Enrico Ratti
articolo pubblicato in prima pagina sulla Cronaca di Mantova il 12 marzo 2004

Cresciamo insieme
  Dopo il nostro invito, rivolto a tutti i mantovani, a discutere e dibattere le proprie idee e i propri sogni sull'avvenire di Mantova, in questa nuovissima rubrica assolutamente aperta e anticonformista, pubblichiamo con piacere l'intervento di Eleonora Scacchetti.
Eleonora Scacchetti, studentessa mantovana iscritta all'Università di lingue e culture per il management turistico, è addetta stampa dei Leo Club Mantova Ducale e direttrice della rivista del distretto Leo 108 IB2 "Il Graffio".
"Credo che quanto scritto da Giacomo Bucci e da Enrico Ratti, nell'editoriale di Venerdì 5 marzo, intorno alla proposta di un nuovo modello di vita strutturato dall'Onestà intellettuale, dal Rispetto dell'Altro e delle Cose e dal Miglioramento umano e sociale della nostra collettività, sia un contributo teorico davvero importante per iniziare a disegnare l'architettura civile e sociale della Mantova dall'avvenire. Infatti il primo motore che muove le persone è l'amore per la propria città e questo amore dimora, innanzitutto, nell'onestà intellettuale: una virtù dell'intelligenza che permette all'individuo di leggere le cose in modo critico e costruttivo. Il primo motore che muove una persona a sognare e a fare è dunque l'amore per la propria città e l'amore che io sento per Mantova è connesso al fatto di volerla migliorare. Ma, per migliorarla, non basta solo accontentarsi di produrre dei grandi eventi artistici o culturali perché, come ha ampiamente dimostrato l'esperienza Celeste Galeria, noi oggi stiamo ancora vivendo della rendita che ci è venuta da quella mostra. E questo è un errore da non ripetere in futuro, perché porta a sfruttare simili grandi eventi solo per la pubblicità effimera che ne deriva a chi li organizza: in questo modo l'evento appare fine a se stesso e non di utilità pubblica.
"Ma, a ben guardare, noi mantovani viviamo di rendita anche per quanto riguarda la nostra storia più recente. Mantova ha avuto i Martiri di Belfiore; dopo anni di oblio abbiamo collocato le loro spoglie e il monumento che le custodisce nella valle omonima, e poi? Di nuovo l'oblio. E ancora: a Mantova oggi c'è solo il Festivaletteratura ad accendere l'attenzione dei media e a convogliare il grande pubblico in città ma, dal debutto di quest'avvenimento in poi, ben poco è stato proposto o inventato per valorizzare la città. Ebbene, se Mantova continua a rimanere un grande paese di provincia questo è dovuto al fatto che da noi manca una coscienza critica di base, mancano le idee insomma. Ecco perché, in assenza di idee coraggiose e belle, la nostra città è facile preda di quel malessere da tutti denunciato, ma per cui nessuno muove un dito per cercare di trasformarlo in opportunità di vita e di progresso civile.
"E così, molti ragazzi della mia generazione abbandonano Mantova e vanno a studiare o a lavorare in altre città. E qui, magari, non tornano più. E questo succede perché proprio non ce la fanno a vivere in un ambiente chiuso, ostile, avaro di opportunità lavorative e di crescita intellettuale. Se qualcuno torna lo fa solo per sposarsi nella sua parrocchia d'origine. Poi scappa subito via. Naturalmente quelli che rimangono sono molto più coraggiosi di quelli che se ne vanno. Tutto sommato è facile andare via, ben più difficile è rimanere perché è solo così che si dimostra più amore per la propria città. Infatti, questa scelta comporta inventarsi una maniera personale e nuova di vivere in una città piena di ostacoli difficili da accettare se non uniformandosi al conformismo del pensiero dominante.
"Ebbene, trovare un nuovo modello di vita affinché la città torni a rinascere è il mio sogno. E' per questo che tutti i miei sforzi sono tesi a far crescere una nuova coscienza civica capace di valorizzare anche le cose apparentemente più piccole e insignificanti. Mantova non è solo i Gonzaga, Mantova è anche un complesso palinsesto di realtà stratificate, di tradizioni dimenticate e di persone di qualità. Riscoprire le radici più autentiche della nostra civiltà, riportare alla luce le sue particolarità più nascoste e inaccessibili, le sue atmosfere dimenticate ma pur sempre presenti nei gesti quotidiani della gente e valorizzare i sapori unici della nostra tradizione vuol dire dare a Mantova un futuro certo, anche dal punto di vista turistico. E' solo così che Mantova può diventare una città in cui valga la pena di soggiornare più di una notte, un mese o una vita intera.
"Ma, per raggiungere questo obiettivo, occorre pensare la nostra città anzitutto connessa con il resto del mondo. E, a mio avviso, per connetterla al resto del mondo, un valido strumento sono i gemellaggi che partendo da un motivo storico portano a lavorare sugli scambi culturali. Inoltre è necessario rendere la città più consapevole delle proprie potenzialità. Per fare questo occorre andare al di là dei facili luoghi comuni e non rinunciare a far conoscere anche i suoi difetti più segreti e inconfessabili. Infatti è facilissimo reclamizzare una città per le sue cose belle, ma è difficilissimo farla apprezzare a partire dai suoi punti deboli che, una volta conosciuti, poi si dimostrano veri e propri punti di forza.
"Rimane ancora una domanda da porsi: come mai a Mantova le istituzioni e i cittadini non sono mai cresciuti insieme come, invece, è avvenuto in tutte quelle città che hanno saputo connettere tra loro lo sviluppo e l'innovazione con le tradizioni? Una cosa è certa: se cittadini e istituzioni fossero cresciuti insieme noi oggi avremmo l'Eurostar, le autostrade, le tangenziali e l'aeroporto. Tutte infrastrutture che adesso sono inutili, sono in ritardo, perché altre città hanno saputo occupare il posto che ci competeva di diritto in una zona commercialmente strategica come la nostra.
"Ebbene, io credo che oggi le istituzioni mantovane per essere più vicine ai cittadini e per crescere con loro dovrebbero, anzitutto, abbandonare tutte quelle ideologie politiche che ci hanno sempre diviso e indebolito, e poi dovrebbero sforzarsi di mettere i mantovani nella condizione di agire per il bene della città e non solo per il bene del proprio, angusto, orticello. John Fitzgerald Kennedy, nel discorso di insediamento alla Casa Bianca disse: " Non pensate a quello che il vostro Paese può fare per voi, ma quello che voi potete fare per il vostro Paese".